Cher Ami, eroe a stelle e piume.

3 Ottobre 1918, Foresta delle Argonne, Francia nordorientale.
Nove compagnie di fanteria e mitraglieri della 77ima Divisione americana, comandate dal maggiore Charles White Whittlesey e composte da circa 554 uomini, si trovano circondate dalle forze nemiche tedesche. Gli alleati francesi che avrebbero dovuto affiancarle sono rimasti indietro e gli americani si trovano bloccati da sei giorni in una depressione del territorio: a dividerli dalle linee tedesche della Quinta Armata, solo il fianco alberato di una collina.

Uomini della 77esima Divisione americana.

Il cibo è poco e l’unica fonte d’acqua potabile è un fiume che scorre proprio sotto l’accampamento nemico. I Tedeschi continuano ad attaccare, a più riprese giorno dopo giorno, nella convinzione che quel piccolo gruppo di soldati possa infiltrarsi fra le loro linee e cambiare le sorti del conflitto. Le munizioni cominciano a non bastare e le comunicazioni sono interrotte: ogni corriere inviato dal maggiore Whittlesey al fronte alleato viene intercettato e ucciso.

Le forze americane, nel tentativo di fornire aiuto al battaglione disperso, attuano operazioni di fuoco diffuso: i bombardamenti dell’artiglieria pesante, però, colpiscono i loro stessi uomini, le cui coordinate precise sono sconosciute.
Dei circa 500 soldati della 77ima distaccati in quell’operazione, ne sono morti già quasi duecento. Decine di altri sono stati catturati o sono dati per dispersi.

Al maggiore Whittlesey rimane una sola risorsa, un’unica speranza: i piccioni viaggiatori in forza alle sue unità.

Un messaggio che recita “Molti feriti. Impossibile evacuare.”viene inviato con un primo piccione: si libra in volo, sotto gli occhi disperati del battaglione… e sotto gli occhi dei cecchini tedeschi, che lo abbattono prontamente. Tutti i soldati, di ogni grado e fazione, ormai conoscono il significato di un messaggero alato che si alza dalle linee di combattimento: porta informazioni, e le informazioni possono essere più pericolose di un intero battaglione. Un messaggio consegnato al momento giusto può cambiare completamente lo svolgersi di un conflitto.

Cher Ami con indosso una delle pettorine che l’esercito utilizzava per l’invio dei messaggi.

Un secondo piccione spicca il volo dalla vallata dove sono bloccati i ragazzi della 77esima: “Gli uomini stanno soffrendo. Supporto necessario.” è il messaggio che porta con sé, legato alla zampa sinistra. Indifeso davanti alla furia delle mitragliatrici e delle pallottole che solcano il cielo, il piccione viene colpito a morte e precipita con il suo messaggio d’aiuto.

Un solo uccello è rimasto al campo: il suo nome è Cher Ami, caro amico in francese. Addestrato dai soldati delle Signal Force americane, ha già portato a termine undici missioni nell’area di Verdun; sotto l’insistente fuoco nemico e sotto le ondate di fuoco amico, il piccione prende il volo portando il disperato appello del maggiore Whittlesey: “Ci troviamo lungo la strada parallela alle coordinate 276,4. Siamo sotto attacco da parte della nostra stessa artiglieria. Per carità divina, fermate i bombardamenti!”.

Cher Ami vola alto sulla collina, con il sibilo delle pallottole nemiche che gli sfiora le ali grigie e leggere. Per qualche istante la sua figura si staglia contro l’azzurro del cielo, seguita dagli occhi di tutti i soldati americani, stremati, sfiniti, tutti con un nodo in gola mentre pregano affinché quell’esile volatile possa superare il fuoco avversario.

Monumento ai caduti del “Lost Battalion”, il Battaglione Perduto, nella Foresta delle Argonne.

Poi, ad uno sparo segue un tonfo secco. Un fiotto di sangue macchia il bianco delle nuvole e Cher Ami cade.
Il maggiore Whittlesey e i suoi uomini abbassano il capo, in silenzio. Ormai anche l’ultima speranza è svanita, e fra poco probabilmente si ritroveranno di nuovo a lottare per la loro vita, in mezzo a quella foresta nera e sporca di sangue, ai cadaveri dei compagni e al tanfo di putrefazione dei corpi caduti.

Ma improvvisamente…
Improvvisamente un fruscio di foglie da un cespuglio, un battito frenetico d’ali, un tremolo pigolare…. Cher Ami si libra di nuovo in volo, con le piume zuppe di sangue ma con la determinazione e la forza di un vero soldato. Il suo piccolo corpicino si perde in un secondo fra le nuvole, mentre le compagnie di fanteria americane esultano e strepitano.

25 minuti dopo, a 25 miglia dalla collina dove la 77esima Divisione è bloccata da giorni, Cher Ami raggiunge il quartier generale alleato. Il corpo del piccione viaggiatore è una massa informe di piume e sangue: ha nel petto lo squarcio di una pallottola, grande come una moneta; crivellato di colpi ha perso un occhio; la zampetta sinistra è dilaniata, con carne e muscoli sfilacciati, ed è miracolosamente rimasta attaccata al corpo solo per un tendine.
Nonostante le gravissime ferite e il fuoco intenso che si è trovato ad affrontare, Cher Ami porta a termine la sua missione: legato a quella zampetta martoriata c’è il messaggio del maggiore Whittlesey, grazie al quale quasi duecento soldati ebbero salva la vita.

Dei circa 554 uomini della 77esima divisione coinvolti in quella battaglia, solo 194 furono salvati dalle forze alleate. 197 morirono in combattimento, mentre 150 vennero catturati o dati per dispersi.
Il maggiore Charles White Whittlesey e altri dei suoi compagni ricevettero la Medal Honor e la Distinguished Service Cross, le più alte onorificenze dell’Esercito degli Stati Uniti d’America.
Cher Ami venne curato con grande attenzione e riportato in America fra grandi onori: divenne l’eroe della 77esima Divisione e uno dei più conosciuti personaggi della I Guerra Mondiale, citato e studiato perfino nei libri di scuola. In riconoscimento del suo grande coraggio, gli fu assegnata la Croix de Guerre e una medaglia d’oro per i servizi resi durante la guerra. Morì il 13 Giugno 1919, e il suo corpo venne imbalsamato per onore e gloria delle sue gesta: è tutt’ora esposto allo Smithsonian Institution a Washington.

Il corpo imbalsamato di Cher Ami, conservato allo Smithsonian Institution di Washington.

 

2 Comments on “Cher Ami, eroe a stelle e piume.”

  1. Mi auto-commento per dire che ovviamente, come per ogni fatto così lontano nel tempo, non c’è una sola variante della storia. Tutte le versioni comunque concordano sul fatto che Cher Ami portò a destinazione il messaggio nonostante fosse ferito gravemente, e avesse perso zampa e occhio.
    Tra l’altro a seguito di questa operazione di salvataggio, le truppe alleate riuscirono a far breccia nelle linee tedesche e le sorti della Guerra furono effettivamente capovolte.

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