Incontri del terzo tipo: a colloquio presso un’interinale

Come molti ragazzi della mia età -e non solo-, sono mesi che mi ritrovo a dover affrontare i famigerati colloqui con le agenzie interinali, o agenzie per il lavoro. In questo momento di crisi in cui assunzioni se ne contano sempre meno, fare una buona impressione ai selezionatori di questi uffici è fondamentale: vestirsi in maniera adeguata, presentarsi curati ma non appariscenti, essere sicuri ma non arroganti, rendersi disponibili ma non con un atteggiamento troppo remissivo.
Spesso si tratta di fornire una prova d’attore, perché ormai sappiamo tutti qual è il modo migliore per fare bella figura e ci comportiamo di conseguenza.

Ho ripreso da poco (quattro mesi, alla faccia del “poco”) la ricerca di un lavoro, a seguito della maternità statale dopo la nascita di mio figlio. Ora che ha ormai sette mesi, mi ritrovo molto di frequente a fare “il giro della agenzie”, come dico le mattine in cui esco per andare nella cittadina di turno a fare, appunto, il solito giro degli uffici in cerca di qualche apertura sul mercato.

Adecco

Adecco (Photo credit: Wikipedia)

Umana, Adecco, Manpower, Metis, Randstadt, chi più ne ha più ne metta: ce ne sono a decine in ogni città, di solito in posti imbucati sotto qualche portico nascosto, in aree pedonali o su stradine a senso unico, che per arrivarci devi fare girogirotondo come uno scemo per ore.
Domanda 1:  le location per gli uffici le scegliete apposta per scoraggiare le visite?

Tutti hanno un portale web e un indirizzo mail, ma quasi nessuno legge i messaggi e devi quindi passare di persona.
Domanda 2: cosa le tenete a fare le mail, se non degnate di un minimo di attenzione le proposte che vi inviano i candidati?

Attività frustrante, far loro visita di persona; in ogni ufficio la stessa storia: saluti e ti presenti, gli ricordi chi sei e ti fanno un paio di domande per aggiornare la tua scheda e per ricordarsi del tuo profilo. Poi ti dicono: “Va bene, ho aggiornato il tuo profilo, per adesso non c’è nulla ma se ci si apre qualche richiesta adatta alla tua scheda ti chiamiamo“. Ringrazi, saluti ed esci. Ed entri in quella seguente. E via di nuovo, ancora e ancora.
Se poi è la prima visita e devi iscriverti, anche se hai il curriculum aggiornato e completissimo, devi comunque completare un fascicoletto con tutti i tuoi dati e, se possibile, fototessera.
Domanda 3: il curriculum cosa lo chiedete a fare, se poi dobbiamo copiare tutto a penna sulle vostre schede? Se a voi la carta la regalano, a me ancora no.

Ovviamente devi rispettare gli orari: l’altro giorno ho trovato su una porta l’avviso “valutiamo curriculum e nuove iscrizioni solo su appuntamento”, o ancora su un’altra, “l’ufficio è aperto al pubblico dalle 12.00 alle 13.00”. D’accordo che c’è carenza di lavoro, ma potreste almeno far finta di fornire un qualche genere di servizio, no?

Poi a volte sei fortunato e ti telefonano: “ci sarebbe questa proposta, se ti interessa vieni in sede e facciamo un colloquio conoscitivo”. Allora vai, ti prepari ben bene e ti tocca il primo colloquio: quello con la selezionatrice dell’agenzia. Cerchi di fare bella figura, sei cortese e disponibile, sorridi e annuisci. Però a volte ti fanno di quelle domande che ti verrebbe da rispondere male.

L’altro giorno mi è successo questo:
Agenzia: Da Luglio fino ad oggi cosa ha fatto?
Io: Ero in maternità fino a Febbraio, ho ripreso da poco a cercare lavoro, ora che mio figlio è un po’ più grande.
A: Ah ma… lei ha un figlio?
I: Si.
A: Questo è un problema.
I: Beh, no. Per me no.
A: Eh ma come fa, se si ammala… e poi chi lo tiene?
I: Ho i nonni.
A: Che lavoro fanno i suoi genitori?
I: Mio padre turnista e mia madre insegnante.
A: E quando loro lavorano, come fa?
I: Esistono le baby-sitter e in ogni caso ho anche i bisnonni.
A: Ah… ma se la sente di affidarlo a una baby-sitter? Vuole proprio lavorare?
I (perdendo la pazienza anche se con educazione): Voglio e devo lavorare, altrimenti mio figlio che fa, muore di fame?
Domanda 4: cosa vi interessa che lavoro fanno i membri della mia famiglia, il mio numero di scarpe, il colore dei miei capelli etc. etc.? Correggetemi se sbaglio, ma la legge sulla privacy stabilisce che le domande fatte durante un colloquio debbano vertere sulla professionalità del candidato e sulla sua attitudine verso la mansione, e non indagare su possibili fattori che possano in qualche modo discriminare una persona.

Sui giornali, sulle riviste, nei discorsi politici propagandistici pre-elettorali, sentiamo sempre la solita storia: c’è bisogno di dare spazio ai giovani, perché sono il futuro della società e la nostra linfa vitale; ricordiamoci però che linfa vitale della società sono anche i bambini, e che se le loro madri sono discriminate nel mondo del lavoro, questi bambini avranno minori possibilità di crescere in un ambiente sereno e minori possibilità di fare esperienze scolastiche e culturali di valore (perché la meritocrazia, anche nella scuola, è e rimane troppo spesso un miraggio), diventando così giovani dalla mentalità chiusa e poi adulti dagli orizzonti limitati.

Domanda 5: quand’è che ci renderemo conto che le madri e i bambini sono una ricchezza per la società e per il mondo del lavoro, e non un peso?

8 Comments on “Incontri del terzo tipo: a colloquio presso un’interinale”

  1. la cosa tragica e’ che… se hai un figlio non va bene perche’ hai il figlio. Se non ce l’hai non vai bene perche’ se sei donna potresti potenzialmente decidere di farlo.
    Se sei laureata non vai bene perche’ con la laurea devi aspirare a non si sa bene che miracolo. Se non sei laureata sei troppo poco specializzata.
    Se sei laureata in corso etc etc non vai bene perche’ non hai esperienza. Se sei laureata con un filo di comodo non vai bene perche’ ci hai messo troppo.

    Ma nessuno si pone il problema che magari lavorare possa volerti far arrivare a fine mese…

    SE

    • Un’amica mi disse che una volta ad un colloquio le chiesero “se aveva intenzione di avere figli” perché “sa signorina, lei è in età fertile”. Però se non sei più fertile non va bene comunque perché sei prossimamente pensionabile.

      • esatto Gaia… e se non te lo chiedono esplicitamente ti domandano se sei sposata o hai un compagno almeno. gira e gira qualche problema ce lo devi avere. Se sei donna ce l’hai al cubo.

  2. I colloqui di lavoro sono allucinanti: ma la gente si ascolta quando parla? Sono davvero TRAGICOMICI! Spero che tu abbia trovato un lavoro…se no puoi sempre provare a registrare quei colloqui e farne un libro. Secondo me, di ‘sti tempi, editorialmente potrebbe funzionare.
    Davvero in bocca al LUPO!

  3. Ma quanto hai ragione su tutto! Specialmente il discorso sui bambini che rappresentano il nostro futuro e se la madre non lavora, non può farlo studiare e giustamente farlo crescere in un ambiente sereno. E nella nostra società chi non studia è tagliato fuori poi dal mondo del lavoro. Coraggio sei una persona molto determinata a quanto o letto vedrai che riuscirai a trovare un lavoro che ti permetterà di vivere più serenamente.

    • Grazie mille Enrico!
      Per fortuna qualche realtà positiva ancora regge, ma qualsiasi genitore solo in Italia (a differenza di altri stati) non riuscirà a dare il massimo per i figli purtroppo. E si hai ragione: è importante la loro infanzia perché la cultura cresca con loro…

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