Apologia del cane di razza.

Ormai lo sappiamo, l’Italia è il paese del Bianco o del Nero. Il Grigio non fa parte della nostra cultura, che sembra non concepire le vie di mezzo e pare essere invasa sempre più da estremismi preoccupanti.
Anche nel mondo della cinofilia sta piano piano prendendo piede questo atteggiamento, che vede contrapporsi gli allevatori di razze pure più o meno note, sostenitori dell’importanza del pedigree e della purezza della razza, agli animalisti e ai volontari che da anni si prendono cura dei milioni di meticci che invadono strade e canili (soprattutto nell’Italia del Sud e del Centro, risultato dell’estrema ignoranza in merito alle politiche di contenimento nascite – per capirci, la sterilizzazione).
Ho assistito una volta a una discussione fra un Allevatore, che sosteneva che i meticci abbandonati sono un peso per la società e dovrebbero essere soppressi tutti, e alcuni proprietari di “bastardini” che, come me, rimasero scioccati di fronte alle soluzioni estreme che quella persona proponeva, inneggiando all’unicità e purezza dei suoi animali in confronto all’umile discendenza dei randagini che affollano le strade d’Italia.
[Tra l’altro poi: di chi è la colpa se il problema del randagismo è diventato di primaria importanza in molte regioni d’Italia? Certo non dei cani ma dei padroni irresponsabili! Ma di questo se ne parlerà più avanti, perché la teoria del controllo positivo delle nascite merita un discorso a parte.]
Se è vero che il cane è prima di tutto un amico, perché allora comprare questa o quella razza? I vostri amici “a due zampe” li avete scelti in base al colore dei capelli e al retaggio dei genitori, o semplicemente perché la vita vi ha portato ad essere caratterialmente compatibili e a trovarvi quindi bene assieme?
Il cane da compagnia non si compra; se volete un amico peloso, visitate prima di tutto i canili della vostra zona: troverete sicuramente cuccioli e adulti di qualsiasi taglia, dal “cane da borsetta” al “gigante buono”, tutti in attesa di poter finalmente vivere in famiglia.
Perché dunque comprare un cane di razza pura, con pedigree e genitori visibili, in un allevamento certificato e pagando centinaia di euro per un cucciolo?
Innanzitutto, ci tengo a precisare l’utilità effettiva del pedigree: non è tanto il lasciapassare ai concorsi ufficiali o un certificato di “purezza” in sè, quanto un’importante certificazione dello stato di salute fisica e caratteriale dei genitori e dei parenti dell’animale in questione, che garantisce il più possibile l’assenza di tare genetiche (vedi oculopatie o displasia dell’anca, tanto per citarne un paio).
Dal portale retrievers.it:
Il Pedigree è la CARTA D’IDENTITA’ del cane. Unico documento riconosciuto ufficialmente dall’ENCI e di conseguenza dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali; unico documento che certifica la proprietà del cane; unico documento che comprova la veridicità dei dati del cane in questione. La sua falsificazione è un reato punibile penalmente. Nel Pedigree si trovano i parenti (sino al 4° grado di ascendenza) così che si possa sapere con estrema precisione: le linee di sangue, le tare genetiche che potrebbero avere queste linee, quali i Campioni (Bellezza e Lavoro) tra gli avi e tante altre cose che spiegheremo più avanti.
Di fatto quindi, il pedigree è una vera e propria carta di identità dell’animale contenente tutti i suoi dati genealogici; per essere di razza un cane deve possedere un pedigree.
Premesso quindi che il cane da compagnia non andrebbe mai comprato (peraltro se avete la passione per una razza perché vi piace, sappiate che nei canili non vi sono solo meticci), per il cane da lavoro potremmo fare un discorso diverso.
Ci sono milioni di cani che, grazie al loro impiego e impegno quotidiano, contribuiscono a migliorare la nostra società: cani poliziotto e in generale a servizio dell’arma, cani da soccorso, cani guida…
I cani da lavoro sono soggetti a un lungo e dispendioso addestramento e devono quindi essere affidabili al 100% da ogni punto di vista: dal carattere allo stato di salute; chi li ha visti nascere deve perciò poter garantire le loro origini, ed è a questo che servono le certificazioni di nascita.
Che dire però del privato che decide di comprare un cane da guardia per il giardino dell’azienda, o un cane da pastore per aiutarsi nel proprio lavoro? O ancora, un Barbone o un Maltese perché ha problemi di allergie (alcuni cani, per alcune caratteristiche peculiari della loro razza, sono considerati “ipoallergenici” e il barboncino è uno di questi)?
Premetto che anche nei canili si trovano esemplari di razza pura, soprattutto di tipologie diffuse che negli anni sono state soggette a qualche tipo di “moda” (nel caso del Pastore Tedesco, ad esempio, come dimenticare l’idolo televisivo Rex?) e che sono generalmente quelle più ricercate anche in ambito da lavoro.
Qualcuno obietterà che nei canili i cuccioli scarseggiano, perché solitamente sono i primi ad essere adottati. Si trovano esemplari soprattutto adulti o cuccioloni, questo è vero, ma nell’era dei social network è virtualmente impossibile non riuscire a trovare un cucciolo di una delle razze più diffuse in un qualche ricovero.
Solitamente preferiamo un cucciolo perché abbiamo la falsa convinzione che ad un adulto non si possa insegnare nulla di più di quello che ha già imparato in giovane età, ma questo non è vero: è scientificamente provato che un cane può imparare nuovi comandi e nuovi lavori in qualsiasi momento nella sua vita. Magari ci metteremo un mese piuttosto che una settimana, ma il risultato sarà identico.
Detto tutto questo, se nonostante abbiate girato i canili della vostra regione e anche contattando santi e arcivescovi non siete riusciti a trovare la vostra anima (pelosa) gemella, rivolgetevi a un buon allevamento, dove gli animali vengono curati e seguiti con la dovuta attenzione come membri di famiglia.
Fate attenzione al professionista a cui vi rivolgete, però: troppo spesso i cuccioli di razza che troviamo su internet o in alcuni negozi provengono da traffici esteri illegali, e acquistarli significherebbe aumentare la richiesta di questo tipo di commercio inumano.
Una delle razze più in voga al momento è il Carlino, considerato un ottimo cane d’appartamento (Foto: Wikipedia).
Personalmente non sono contro l’esistenza di allevamenti di animali di razza “pura”; io stessa sogno da anni un Pastore Scozzese a Pelo Lungo, ma la mia prima tappa nello scegliere un amico quattrozampe sarà sempre un canile o un rifugio di zona. Non avendo necessità lavorative da affidare al mio compagno peloso, non fa per me differenza il suo aspetto esteriore.
Insomma signori: se avete 600 euro da spendere per un Carlino o 800 per un Chihuahua (prezzi indicativi pagati da persone di mia conoscenza, so che possono salire molto di più per queste due razze) che poi vestirete di rosa e terrete in borsetta… sappiate che di cuccioli senza famiglia è pieno il mondo: loro non vi chiederanno tutti quei soldi e vi daranno affetto a tonnellate!
Ovviamente, se proprio proprio volete comunque spenderli, potreste sempre fare una donazione a qualche Ente per la Protezione Animale della vostra zona!