Appendice Haiku
Mi accorgo che non raccolgo da un po’ la consueta haiku compilation. Forse perché ultimamente di haiku ne scrivo davvero pochi, solo quando ne ho voglia e non più quando serve. Quindi da gennaio ad oggi, eccoci qui.
centosei pecore
e gli occhi sul soffitto –
un sole finto
[11 gennaio]
è spuma o nuvole?
mi sento a testa in giù
guardando il mare
[17 gennaio]
appena sveglia
dolcezza inaspettata –
pompelmo rosa
[24 gennaio]
camelie bianche –
fioriranno di nuovo
nel mio giardino
[9 febbraio]
fiori di plastica –
i profumi non cambiano
in cimitero
[13 febbraio]
voltando pagina –
se il gatto fa le fusa
non sento il vento
[26 febbraio]
coda in vivaio –
oggi ci fa gli auguri
un ad di Facebook
[8 marzo]
pioggia battente –
la gatta alla finestra
socchiude gli occhi
[11 marzo]
nuvole gialle –
sul pruno un frullio d’ali
di cinciarelle
[12 marzo]
nel focolare
spento l’ultimo legno –
fiori di mandorlo
[15 marzo]
giorni di pioggia –
stamattina inattese
le margherite
[18 marzo]
nel mio giardino
anche il melo fiorisce
per abitudine
[4 aprile]
tutto d’un tratto
ha cambiato colore
anche il ciliegio
[10 aprile]
petali bianchi –
quasi non mi accorgevo
del temporale
[13 aprile]
Alcuni di questi li definirei più senryu che haiku, altri sono prove di ichibutsujitate.
Un percorso che comunque continua sempre.
E a tal proposito due appunti da segnare in agenda per i quali spenderò qualche parola più avanti: domenica 27 maggio dalle 17 alle 18.30 in Enoteca a Cormons per una super sorpresa haiku… more details are yet to come!
E durante il Far East Film Festival di Udine ecco finalmente le mie date:
Continuando a seguire il tuo invito (sempre dal commento a “New year’s ku”), ho aperto questa come terza pagina e qui si legge subito che lo “haiku” (che haiku non è) “coda in vivaio” ha lo stesso problema che ti ho dettagliato nell’altro commento:
Lo haiku non deve avere ne titolo ne didascalie ecc. ciò di cui parla si deve capire dai tre versi, non dal fatto che tu lo hai scritto l’8 marzo, ancora non ci siamo. Come non ci siamo nell’esplicita “umanizzazione della natura” (pratica vietatissima nella poetica haiku) con il melo che fiorisce “per abitudine” la scelta di questo “per abitudine” è terribile.
Per quanto riguarda gli altri componimenti, che sono effettivamente haiku, posso dirti che li trovo molto molto descrittivi, sono sì… la fotografia di un momento, ma si fermano lì, non sanno trasmettere quelle emozioni come fa uno haiku “buono”, “evocativo”.
Anche in questo caso, per questa pagina, devo dirti che da una persona che scrive haiku da anni ci si aspettano “altre cose”.
Ho letto poi un passaggio che mi lascia perplesso: “ultimamente di haiku ne scrivo davvero pochi, solo quando ne ho voglia e non più quando serve”
Cosa vuol dire che ne scrivi quando ne hai voglia e non quando serve?
Puoi spiegarmi quando “serve” scrivere haiku?
Puoi spiegarmi come fai a scrivere haiku quando “ne hai voglia”?
In attesa delle tue risposte devo dirti che questa tua affermazione spiega forse il perché i tuoi haiku siano così descrittivi, così poco profondi e pochissimo evocativi e, in moltissimi casi non sono neppure haiku (anche se tu ti ostini a definirli tali).
Uno haiku non si scrive “quando se ne ha voglia”, ne meno che meno “quando serve”, uno haiku si scrive quando “si sente” e questa non è una cosa che si fa “a comando”, è una cosa che nasce spontanea, se si è tarati in quel “vedere”, quel “meditare”, quel “sentire” che deriva da un percorso, un “vero” percorso per tararsi sulla bellissima e complessa filosofia di questa straordinaria poetica.
Sono davvero esterrefatto da questa affermazione espressa da una persona che dice che scrive da anni.
In fondo all’articolo, infine, leggo di un corso di haiku, dove tra l’altro si parla di “spazio all’immaginazione” (terribile), un corso “by Gaia Rossella Sain”. Con tutta la delicatezza possibile e con tutto il rispetto possibile, devo dirti che, da quello che ho letto (in tutti i sensi) non mi sembri davvero una persona pronta a tenere un corso di poesia haiku.
Saluti
Tommaso
Ti ringrazio ancora e di nuovo per l’attenzione, Tommaso. Mi fa piacere tu abbia seguito il mio invito a proseguire la lettura nonostante il primo incontro ti sia risultato poco gradevole, così come il secondo e il terzo.
Apprezzo le critiche e ne farò tesoro, mi spiace che queste pagine e la mia persona non abbiano incontrato il tuo gusto, continuerò comunque “ostinatamente” (come dici) su questa strada, sperando sempre di migliorare, ascoltando le voci dei miei maestri e dei tanti compagni di percorso.
In questo momento non riesco a rispondere punto per punto ai due commenti, mi spiace, mi farebbe piacere però in futuro leggere qualcosa di tuo, i miei riferimenti sono nella pagina contatti.
Intanto, un saluto.
La tua è una bella risposta Gaia, e certamente fai benissimo a seguire il percorso di crescita in questa bellissima poetica.
Non è necessario rispondere punto per punto (almeno per quanto riguarda i singoli componimenti), sottolineo però che sono rimasto molto sorpreso da quella tua affermazione in testa a questo articolo e dalla tua teorizzazione di dare “spazio all’immaginazione”, per non parlare poi di definirsi in grado (con tutte le premesse di tutti i commenti a questi tre articoli) di tenere addirittura un corso di haiku.
Continuerò comunque ad affacciarmi periodicamente al tuo blog.
Saluti
Tommaso