E giudicano

Pesano gambe
le mura di questa dimora,
e giudicano –
stanze pastello
crepate
dai souvenir storti degli anni.

Non hanno voce
le giornate
come topi inerti sul pavimento
che ancora rigurgita candeggina –
e i balconi ammucchiati
accatastati di monologhi,
gabbie di vetri spenti
a otturare il sole.
E ingoiano parole,
flettono pensieri
nel rumore di una serratura che stride
chiusa all’altrove –
un brivido di solitudine.

Sarai casa –
atollo rigonfio
lievitato d’inverni
saturo
di cinico nulla.

 

[GRS]

3 Comments on “E giudicano”

  1. Bellissima, trascinato nel dolore fino a quel brivido per immagini e suoni. E poi la tentazione irresistibile di finire a “lievitato di inverni” (come fosse già primavera e nido).

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