Gli Italiani e l’incubo delle Rotatorie

Ammettiamolo: tutti noi patentati siamo, chissà quante volte, esplosi in qualche imprecazione o strombazzamento di clacson mentre, uscendo da una rotatoria, la macchina davanti ci tagliava simpaticamente la strada, urlandogli poi la classica frase: “E mettere la freccia, i****a?”. In teoria le rotonde dovrebbero servire a smaltire il traffico, in conformità con una normativa dell’Unione Europea che prevede l’aumento degli standard di sicurezza stradale nei paesi membri; in pratica, invece, sono molto spesso un incubo per chi è al volante.

Campus Drive at Mowatt Lane / Valley Drive vie...

Mowatt Lane nel Maryland (Foto: Wikipedia)

In effetti, con la trasformazione dei più grandi incroci semaforici in rotatorie alla francese (cioè con la precedenza data a chi è all’interno della rotatoria), sembrano essere drasticamente diminuiti gli incidenti e le casistiche di infortuni gravi. Ovviamente si può discutere se questo sia accaduto grazie alle rotonde in sé, o se sia semplicemente un effetto del fatto che gli automobilisti, non avendo ancora afferrato del tutto questo sistema, tendano a rallentare e procedere a passo d’uomo all’approssimarsi di una rotatoria.

Di fatto, le rotatorie viarie sono un fenomeno architettonico abbastanza recente, esploso negli ultimi vent’anni e per questo non previsto dal codice della strada: quindi non esiste una direttiva precisa sul comportamento corretto da tenere in rotatoria, con il risultato che spesso ci troviamo nella proverbiale situazione “paese che vai, usanza che trovi”. In linea di massima, comunque, dovrebbero valere i principi fondamentali in fatto di precedenze e comportamenti.

Prima di proseguire vi riporto un piccolo reminder, a cura dell’Osservatorio Provinciale Sicurezza Stradale di Reggio Emilia (nb: la non-italianità dell’ultima frase è nel testo originale, non è errore mio):

la maggior parte delle rotatorie esistenti sono realizzate secondo il modello “francese”, pertanto quando ci si trova al loro interno si ha diritto di precedenza rispetto ai veicoli in entrata anche se questi ultimi provengono da destra o da strade di primaria importanza. Eventuali diverse modalità di circolazione sono segnalate attraverso l’apposizione
di cartelli stradali e di strisce longitudinali.
In particolare, nelle rotatorie a due corsie di scorrimento, è buona norma impegnare la corsia esterna (cioè quella più ampia) nel caso in cui si debba poi subito svoltare a destra; viceversa è opportuno impegnare la corsia interna (cioè quella più stretta) nel caso in cui si debba percorrere larga parte della rotatoria o si debba effettuare una inversione rispetto al senso di marcia in entrata. Ogni manovra effettuata all’interno della rotonda e comunque ogni qualvolta la si debba lasciare per immettersi in una ramificazione laterale, è obbligatorio segnalare tale intenzione attraverso gli indicatori di direzione.

Insomma non è particolarmente complicato da capire: se devo prendere la prima uscita, resto nella corsia esterna; se devo uscire alle seguenti, mi sposto prima all’interno e poi di nuovo all’esterno al momento giusto e ovviamente mettendo la freccia… Anche se tutto ciò non è obbligatorio, quindi in caso di incidente si finisce con un concorso di colpa da entrambe le parti.
Peccato comunque che una larga percentuale degli automobilisti nostrani abbia sviluppato un modo artigianale di intendere il traffico nelle rotatorie, ovvero: “mi metto dove c’è meno gente”, o anche: “mi tengo sulla destra così non mi tocca cambiar corsia” .

L’Europa si sta riempiendo di rotatorie: in Gran Bretagna se ne contano oltre 10 mila, in Francia addirittura si superano le 30 mila. Ma il resto d’Europa probabilmente sa come funzionano: i quadratissimi Tedeschi, e gli Austriaci con loro, sono troppo precisi per non rispettare un meccanismo così logico; i Francesi d’altro canto le hanno inventate, le rotatorie, non possono quindi non conoscerne l’utilizzo; gli Inglesi poi son troppo orgogliosi per essere da meno, anche andando “controsenso”.
Gli Italiani invece, come sempre, le cose le fanno ad personam: io così, tu cosà.

Sinceramente?
Io mi sono arresa.

Rotonda en Begoña, Bilbao.

Bilbao. (Foto: Wikipedia)

Fino ad oggi ho tentato di seguire il codice della strada facendo le rotatorie come andrebbero fatte, immettendomi dalla corsia di sinistra, spostandomi al centro e poi uscendo al momento giusto… con l’unico risultato di essermi ca*ata nelle brache (scusate il francesismo) non so più quante volte a causa di frecce non messe o repentini cambi di corsia.
Siccome in macchina non sono più sola, e mi farebbe parecchio arrabbiare se a mio figlio succedesse qualcosa perché il furbo davanti/dietro di me non sa girare in una rotatoria, ho adottato anch’io la filosofia del tenersi sempre sulla corsia esterna in modo da non incrociare nessuno. Almeno però mantengo la sana abitudine del mettere sempre le frecce.

Aggiungo poi che da quando han piazzato rotatorie un po’ ovunque, girare in bicicletta o a piedi è diventato un (pericolosissimo) supplizio, con le strisce pedonali piazzate agli ingressi delle ramificazioni (avete presente la rotonda enorme del cavalcavia dell’Ospedale di Udine, poco dopo il Malignani? Con i pilastri e i camper che bloccano la visuale? Sfido gli Ingegneri che l’hanno progettata a farsi il girogirotondo delle strisce senza ricevere almeno un paio di clacsonate folli!).

E comunque rimango fermamente convinta del fatto che l’unico motivo per cui si preferiscono le rotonde ai semafori è perché costruirle costa molto di più (dai 150 agli 800 mila euro circa), ci vuole più tempo quindi anche le remunerazioni per le società di cantiere salgono, e soprattutto si ottengono più finanziamenti statali e/o provinciali (un esempio? Io abito in un paese di circa seicento abitanti con quattro strade in mezzo ai campi, dove non passa mai nessuno, eppure ci hanno piazzato una inutile rotonda finora frequentata principalmente dai gatti della campagna… questo perché si doveva con quel progetto ottenere un finanziamento per le opere pubbliche).

E’ sempre bello sapere che viviamo in un Paese in cui le Autorità valutano di maggiore importanza l’asfalto rispetto, per esempio, al verde pubblico o al sostegno familiare.

3 Comments on “Gli Italiani e l’incubo delle Rotatorie”

  1. le rotatorie in effetti le ho viste aumentare tipo ovunque (tranne che a Torino perche’ la pianta della citta’ non si presta)… la cosa dei marciapiedi e strisce pedonali la stra-quoto, ci sono posti dove hai paura ad attraversare sulle strisce perche’ tu non hai la visibilita’ e l’autista neanche, magari sta arrivando da una curva e l’ultima cosa che gli serve e’ rallentare o fermarsi a causa tua… e l’ultima cosa che serve a te e’ rischiare la vita per rispettare il codice della strada.

    per non parlar dei semafoti poi settati per farti rischiare e due, ne avevo uno sotto casa a Torino che quando era verde per i pedoni, era verde anche per chi veniva dal cavalcavia (sempre trafficato), una cosa ridicola…

    • Odio quel tipo di doppio semaforo, ce n’è uno anche a Udine entrando in città e ancora devo capire con quale criterio scatti il verde sulla ramificazione che si immette nel bel mezzo dell’incrocio.

      • io attraversavo quasi sempre col rosso… era piu’ sicuro, le auto che avevano il verde quando tu avevi il rosso ti vedevano e viceversa o_O;

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